Il dramma dei rifugiati e sfollati colombiani è la crisi umanitaria più persistente dell’emisfero occidentale ed è probabilmente anche una delle più ignorate. Solo negli ultimi vent’anni, i conflitti armati hanno portato alla migrazione forzata oltre cinque milioni di colombiani.
Molti di loro cercano asilo a Panama e spesso non hanno alcuno status legale. Devono mantenersi senza avere accesso al mercato del lavoro regolare, all’assistenza sanitaria e all’istruzione. Anche se sono richiedenti asilo, alcuni profughi sono trattenuti in centri di detenzione durante l’esame della loro domanda.
Quando lo abbiamo visitato lo scorso marzo, il centro di detenzione per migranti di Panama City ospitava quasi 100 uomini. Alcuni erano migranti irregolari in attesa di essere rimpatriati, ma diverse persone che abbiamo incontrato erano rifugiati riconosciuti o richiedenti asilo. I detenuti dormono su sottili materassi sul pavimento in sei grandi camerate, solo due delle quali hanno una finestra — unica fonte di aria fresca.
Uno degli uomini con cui abbiamo parlato ci ha detto che i guerriglieri in Colombia lo hanno fatto scendere a forza dalla sua auto per rubargliela e poi l’hanno rapito. Dopo aver tentato più volte di denunciarli alle autorità colombiane, ha capito che non avrebbe ottenuto giustizia.
È fuggito dalla Colombia a Panama a piedi attraverso la giungla di Darien Gap. Ha chiesto asilo alle autorità panamensi, ma invece di ottenere protezione è stato accusato di essere un narcotrafficante e imprigionato in attesa di rimpatrio.
In lacrime, ci ha raccontato di aver chiesto alle autorità un permesso per lavoro o per transito, ma ha ottenuto solo di essere imprigionato e ora sta perdendo ogni speranza. Alcune persone sono trattenute nel centro di detenzione per più di un anno mentre le autorità panamensi prendono una decisione definitiva in merito alla loro domanda d’asilo.
Quest’uomo non vuole essere qui, e il suo dolore è così grande che sta pensando di firmare per ottenere di essere rimpatriato in Colombia. Lì la sua vita è in pericolo, ma essere imprigionato senza speranza per lui è ben peggio. L’ignoto è stressante e lui è disperato. Dice che preferirebbe morire piuttosto che rimanere in carcere senza speranza.
L’avvocato del Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati Panama promette di seguire il suo caso presso le autorità panamensi e tutti lo incoraggiamo a non perdere la speranza. La sua voce sarà ascoltata.
Christian Fuchs e Mary Small, Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati USA