La seconda tappa di un viaggio iniziato a Lampedusa Papa Francesco l’ha fatta al Centro Astalli.
Tanti i significati che si possono leggere in questa visita. Per chi l’ha vissuta in prima persona sopra ogni cosa c’è la forza dell’incontro.
Papa Francesco ha incontrato i rifugiati, li ha abbracciati, ascoltati, ha pregato con loro.
Ha ridato a uomini e donne provati nel corpo e nello spirito la dignità perduta. Li ha messi al centro del mondo. Per un pomeriggio la mensa dei rifugiati, un posto semplice, povero per i poveri, è diventato un luogo a cui tutti guardavano, in cui tutti volevano essere.
Grazie Francesco per esserci stato, per aver risposto ad un invito, per aver telefonato:“Sono papa Francesco, saluta i rifugiati da parte mia, presto verrò”. Una promessa mantenuta, una felicità condivisa tra operatori, volontari, rifugiati.
Ci hai mostrato ancora una volta quanto ci sia di straordinario nella semplicità dei gesti: stringere una mano, abbracciare, bere un mate seduto in cerchio con i rifugiati. Ascoltare, parlare, accogliere il dolore facendosene carico, centinaia di lettere raccolte, con disponibilità e generosità. Ti sei dato senza barriere a chi dalla vita ha avuto solo il peggio.
Ci hai colpito con la potenza delle tue parole, perché semplicità non vuol dire debolezza. Hai parlato di accoglienza, di dignità, hai invocato giustizia e solidarietà. Hai riempito di significato ogni parola pronunciata. Nella Chiesa del Gesù, davanti a 350 rifugiati e 300 volontari hai omaggiato la tomba di Padre Pedro Arrupe, che volle istituire con tutte le sue forze il Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati.
Hai pronunciato parole importanti, pietre, per le coscienze di ciascuno. La tua voce è giunta forte a tutto il mondo.
Un discorso intenso, in cui hai voluto riprendere e spiegare la missione del Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati “accompagnare, servire, difendere”. Le hai pronunciate quelle tre parole, le hai spiegate, le hai rese attuali e vive con la forza e la concretezza che caratterizza il tuo modo di parlare.
Hai concluso con un monito alla Chiesa, alla tua Chiesa: “Apriamo le nostre porte ai rifugiati. Fuggiamo la mondanità e la ricchezza, accogliamo la carne di Cristo che sono i rifugiati”.
Grazie Papa Francesco. Ancora una volta. La tua presenza è stata una festa, un dono che ci spinge a metterci a servizio dei rifugiati ogni giorno con maggiore impegno e dedizione.
P. Giovanni La Manna sj