A SCUOLA PER COSTRUIRE UNA COMUNITÀ SOLIDALE

Al suono della campanella del primo giorno di scuola le voci degli studenti sono finalmente tornate ad animare le classi, rimaste vuote e silenziose per
molti mesi. Questo nuovo anno scolastico non è caratterizzato solo da lezioni in classe oppure online, da nuove regole di distanziamento sociale, compiti a casa e interrogazioni. Il suo inizio porta con sé un rinnovato entusiasmo ma anche nuove riflessioni. In questi mesi abbiamo avuto modo di ricordare l’importante valore dell’istruzione e il rischio della sua mancanza. I recenti drammatici fatti di cronaca che hanno visto protagonisti giovani poco più che ventenni e i quotidiani episodi di razzismo che avvengono nel nostro Paese, hanno sollevato non poche domande sul ruolo delle agenzie educative e sul giusto – o sbagliato – funzionamento del nostro sistema sociale.
Il valore dell’educazione sta nel prendersi cura di una scuola che ogni giorno si fa comunità solidale, nel favorire la crescita umana, civica, morale di ogni persona, giovane uomo e donna. La scuola è condivisione, scoperta e conoscenza dell’altro. È specchio di una società in cui sviluppare nuove prospettive, in cui le diversità, etniche, linguistiche e religiose siano considerate una ricchezza e non un ostacolo. È laboratorio di integrazione e cittadinanza per eccellenza, spazio fondamentale per favorire la valorizzazione delle differenze, la cultura del rispetto e la comprensione di un contesto comunitario e culturale in costante divenire, nonché preziosa occasione di incontro e arricchimento reciproco. Al Centro Astalli lo sperimentiamo da molti anni grazie ai progetti didattici Finestre – Storie di rifugiati, parte del programma europeo CHANGE, e Incontri – Percorsi di
dialogo interreligioso
, che ogni anno coinvolgono migliaia di studenti degli istituti secondari in tutta Italia. Ogni giorno gli incontri in classe tra i ragazzi e i rifugiati o i fedeli di diverse religioni permettono di aprire delle vere e proprio finestre sul mondo e di dare un volto e un nome alle migrazioni, ai diritti umani e all’intercultura, altrimenti percepiti spesso come distanti. A conclusione del percorso didattico la partecipazione degli studenti ai concorsi letterari “Scriviamo a colori”, riservato alle scuole medie, e “La scrittura non va in esilio”, per gli istituti superiori, nonché il loro coinvolgimento nella realizzazione di iniziative di cittadinanza attiva nell’ambito di “Scuola amica dei rifugiati” o dello Student Ambassadors Programme di CHANGE, restituisce il loro sguardo responsabile sul domani e mostra la bellezza di un futuro che potrà essere finalmente davvero comune.
Le informazioni sui progetti didattici sono disponibili su centroastalli.it nella sezione “Attività delle scuole”.

Francesca Cuomo

Dialogo è…

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“Dialogo è parità, potersi parlare sullo stesso piano”

“Dialogo è fare uno sforzo e lasciarsi cambiare, almeno un po’, dall’esperienza dell’altro”

“Dialogo è relazionarsi e cercare di farsi capire”

“Dialogo è amicizia e come l’amicizia si approfondisce, cresce, diventa una sfida”.

Lo scorso 8 aprile, presso al Biblioteca Nelson Mandela di Roma, si è tenuto un incontro sul tema “Esperienze di dialogo a Roma”, nell’ambito del progetto “Luoghi comuni, luoghi in comune” che il Centro Astalli e CRS-Caritas di Roma stanno realizzando sul territorio di Roma e Provincia.

Dopo due brevi relazione introduttive, a cura di Mustafa Cenap Aydin (Istituto Tevere) e Mostafa El-Ayoubi (Confronti), l’incontro è stata l’occasione per condividere esperienze concrete di dialogo, molto diverse tra loro e tutte molto sentite. Hanno preso la parola associazioni, comunità di culto (musulmane e cattoliche), servizi per gli stranieri (scuole di lingua, centri diurni, sportelli), ma anche singoli coinvolti in esperienze di vita e di lavoro con amici e conoscenti di religione diversa dalla propria.

Sono emersi molti temi caldi e sfide, ancora in buona parte da affrontare. Denunce di discriminazioni, incomprensioni, vuoti normativi. Ma anche il racconto appassionato del dialogo della vita quotidiana, delle condivisioni profonde che trovano comunque lo spazio di emergere, di iniziative concrete che testimoniano la necessità e la ricchezza del vivere insieme.

Guarda le foto dell’incontro

Nella periferia di Roma, il cuore della Cina Un esperienza didattica legata al progetto Incontri

Siamo tutti un po’ emozionati all’idea dell’immagine che si aprirà tra poco davanti ai nostri occhi. I ragazzi che hanno preso parte al progetto Incontri partecipano a questa visita con grande curiosità e interesse; dopo l’incontro in classe sui temi del dialogo interreligioso, questa è l’occasione di fare l’esperienza dell’altro sul campo, nel territorio in cui sorge il luogo di culto. Giriamo l’angolo e la vista di un suggestivo edificio a forma di pagoda ci toglie il fiato.

È il Tempio buddhista cinese Hua Yi Si, che si staglia nel cielo, nobile e fiero. Nel cortile antistante, come da tradizione, la statua di un leone, simbolo di protezione e forza. Per entrare bisogna oltrepassare un alto pannello, perché si abbia il tempo di ricordare la sacralità del luogo, prima di varcare la soglia. Sembra di essere nel cuore della Cina eppure ci troviamo nella periferia di Roma, nel quartiere prenestino, che ospita, da circa un anno, uno dei più grandi tempi buddhisti presenti in Europa.

Ad accoglierci con le mani giunte due monache buddhiste provenienti da Taiwan. Il Tempio è infatti ispirato proprio all’imponente struttura cinese di Chung Tai. Appena all’interno, le maestre ci mostrano il Buddha ridente, il Bodhisattva Maitreya, che porta via la tristezza e simboleggia la prosperità. In alto ci sono numerose raffigurazioni di fiori di loto, emblema di purezza e simbolo del risveglio. Le monache, con la dolcezza che le contraddistingue, ci conducono nella sala di meditazione e ci regalano quattro importanti insegnamenti: trattate gli anziani con rispetto, trattate i giovani con gentilezza, trattate gli altri con armonia, trattate gli affari con onestà.

Con queste parole lasciamo il Tempio, in silenzio, ancora immersi in un’atmosfera fuori dal tempo.

Nel cuore si fa strada la consapevolezza di quanto, accanto alla frenesia di tutti i giorni, anche in mezzo a capannoni e container, diventi sempre più forte il bisogno di ritrovare uno spazio e un tempo per la pace e per la spiritualità.

 

 

Bernadette Fraioli