“Mi chiamo Henrica, ho 27 anni e vengo dalla Repubblica Democratica del Congo. Sono un’infermiera laureata.
Sono rifugiata in Italia. I primi tempi a Roma non sono stati facili. Oggi vivo in una comunità di ospitalità del Centro Astalli.
Ho fatto un corso di formazione come operatrice sanitaria e ho lavorato in diverse strutture. Ma soprattutto oggi studio all’Università Sapienza, sto facendo un master in scienze infermieristiche. Sono serviti tutti i miei risparmi per farlo. Per me è un grande sacrificio.
Mi impegno molto perché ho un obiettivo da raggiungere. Voglio riprendere a fare il mio mestiere di infermiera anche qui in Italia e per questo spero di riuscire a far valere i miei titoli di studio.
Quando sono arrivata sapevo che la mia vita era finalmente al sicuro. Ma non sapevo che ci sarebbero stati ancora tanti ostacoli da superare.
Per noi rifugiati la burocrazia italiana è sempre una cosa tanto difficile da capire, spesso fa paura. Uffici, documenti, appuntamenti, è un vero labirinto per molti di noi.
La pandemia poi ha peggiorato tutto. Molto uffici sono stati chiusi al pubblico. Bisogna prendere sempre appuntamento on line. Ti devi registrare al portale. Le password possono diventare un vero incubo per chi ha tanti altri problemi a cui pensare.
Iscrivermi all’università è stata una conquista per me. All’inizio ho avuto tante difficoltà.
Serviva lo SPID per l’iscrizione al master e per pagare le tasse. Ho chiesto aiuto perché non sapevo come fare. Collegarmi a internet, scrivere i miei dati, inserire le password, tanti passaggi da fare e da ricordare.
Serviva il modulo ISEE per fare l’abbonamento dell’autobus ma prima ancora serviva una residenza.
Da sola era troppo difficile per me. L’unico modo per noi rifugiati è farsi aiutare da un’associazione che ha il computer, un operatore che lo sa usare, che capisce bene la lingua italiana. Sa cosa ti serve e come fare per fartelo avere.
I servizi on line capisco che possono essere utili: niente file, niente attese, puoi fare tutto da casa. Ma tanti rifugiati una casa non ce l’hanno. La connessione è sempre un problema e anche avere gli strumenti giusti non è per tutti.
In teoria è molto bello quello che puoi fare con il web ma tra il dire e il fare per i rifugiati, ancora una volta, c’è un mare da attraversare”.
PASSIAvanti è un progetto promosso da Centro Astalli, Centro Astalli Trento, Popoli Insieme.