EDUCAZIONE AMBIENTALE AI TEMPI DEI FRIDAYS FOR FUTURE

Negli obiettivi di Fridays For Future c’è la volontà di rendere consapevole la popolazione sulle tematiche ambientali e sociali correlate al cambiamento climatico.

Crediamo che una grossa parte di questa responsabilità spetti alla Scuola. Ormai si parla sempre più di crisi climatica e si lavora per una transizione ecologica. È un processo in atto e irreversibile e come “FFF” abbiamo avuto l’onore e la responsabilità di spingere verso questo cambiamento. Ora si tratta di velocizzarlo per raggiungere i target climatici già stabiliti fra Stati e migliorare quelli che ancora non sono abbastanza ambiziosi.
In tutto ciò, l’educazione non solo ha un ruolo privilegiato, ma anche essenziale. Il 16 giugno scorso il Consiglio europeo ha adottato una raccomandazione in cui chiede agli Stati membri di incentivare programmi legati alla transizione ecologica. Può bastare un’ora di Educazione civica alla settimana? Possono bastare alcuni interventi di noi “FFF” nelle scuole per educare a una nuova società? Non bastano solo ore sparse in cui si parla di clima ed emissioni di gas serra, ma servirebbero laboratori sulle rinnovabili, swap party di vestiti per educare all’inquinamento dell’industria tessile, mense sostenibili, progetti sulla cittadinanza attiva e tanto altro. In tutte queste attività la scuola può essere il fulcro di una vita comunitaria, un luogo di dibattito e di ricercazione.
Spesso, molti insegnanti non si espongono per paura di “influenzare i ragazzi”, perché ancora troppo giovani. Si dice anche che ci vorrà tempo per vedere dei cambiamenti nell’azione climatica. Ma da chi dovrebbe partire questo cambiamento se escludiamo la relazione fra adulti e ragazzi?
Quando dovrebbe essere spinta una riflessione su questi temi se non proprio ora, nel decennio decisivo per invertire la tendenza di emissioni (dobbiamo raggiungere il picco di emissioni al 2025 per poi dimezzarle al 2030)?
In questo discorso ha molta rilevanza il fattore demografico, in quanto va ad aggravare tutte le altre crisi in corso: migrazioni ambientali, povertà estrema in aumento, mancanza di investimenti in settori chiave, tracollo del settore culturale, disuguaglianze generazionali e dibattito pubblico e mediatico scadente ecc. Il mondo rimane imprigionato nei vecchi schemi mentali sebbene vedremo nei prossimi 30 anni membri delle generazioni millennial e Z nelle posizioni apicali.

Dunque, di quali visioni avranno bisogno e quali soluzioni realistiche e rapide servono? Pensiamo solo per esempio al fatto che se ci fosse un impianto da 20kW su ognuno dei 40mila edifici scolastici allora potremmo dare energia a 400mila famiglie, collegate alle reti degli impianti fotovoltaici tramite la comunità energetica.
Questo è il modo per mettere in rete l’energia autoprodotta, abbassare le bollette, “scambiare” l’energia con le famiglie e migliorare la solidarietà della comunità. Ma soprattutto liberare spese dall’energia fossile verso l’energia rinnovabile: l’educazione.
Ora più che mai sono necessarie azioni positive che portino in seno tutte le dimensioni citate, atte a istruire e a educare l’allievo alla vita in comunità. I ragazzi e le ragazze a scuola hanno dimostrato di voler conoscere e risolvere la crisi climatica o, perlo meno, di essere più sensibili. Negli ultimi vent’anni di alternate stagioni politiche italiane ed europee, la speranza si è arenata. Allora la speranza diventi strumento e mezzo con il quale raggiungere i nostri obiettivi. Molto altro dobbiamo fare per costruire un presente e un futuro intenzionato alla sostenibilità e all’educazione.

Marzio Chirico

Portavoce Friday For Future

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