LIBERI DI SCEGLIERE SE MIGRARE O RESTARE

Il tema della 109a Giornata del Migrante e del Rifugiato credo sia a un livello di comprensione del fenomeno migratorio molto più alto rispetto al comune dibattito che riguarda tale questione. Infatti ne evidenzia la complessità e sprona a una riflessione profonda che spesso non abita le argomentazioni dei dibattiti attuali: «i flussi migratori dei nostri giorni sono espressione di un fenomeno complesso e articolato la cui comprensione esige un’analisi attenta di tutti gli aspetti che caratterizzano le diverse tappe dell’esperienza», si legge nel testo del messaggio di Papa Francesco scritto per la Giornata. In non poche occasioni abbiamo sentito slogan o affermazioni del tipo: “Aiutiamoli a casa loro!”, “Non possiamo accoglierli tutti”, “Perché partono se poi sanno che mettono a rischio la propria vita e quella dei loro familiari?”, che non sono in genere espressione di un reale intendimento del fenomeno, ma piuttosto di preoccupazione per sé e meno per coloro che migrano in maniera forzata. «Al fine di eliminare queste cause e porre così termine alle migrazioni forzate è necessario l’impegno comune di tutti, ciascuno secondo le proprie responsabilità. Un impegno che comincia col chiederci che cosa possiamo fare …» queste le parole del Pontefice.
Ma anche quando entità statali e sovranazionali si ritrovano al tavolo delle discussioni e si riflette su un piano di investimenti sull’Africa, spesso non si fa l’interesse del Continente africano.
Dobbiamo chiederci allora anche «cosa dobbiamo smettere di fare. Dobbiamo prodigarci per fermare la corsa agli armamenti, il colonialismo economico, la razzia delle risorse altrui, la devastazione della nostra casa comune», sottolinea Papa Francesco. Contribuire perché si possa essere liberi di scegliere se migrare o restare
deve diventare uno sforzo congiunto a livello internazionale che va al di là dei confini dei singoli Stati, attraverso una condivisione delle risorse che smetta di penalizzare chi queste risorse le detiene e chiami in causa anche i nostri stili di vita.
«Ovunque decidiamo di costruire il nostro futuro, nel Paese dove siamo nati o altrove, l’importante è che lì ci sia sempre una comunità pronta ad accogliere, proteggere, promuovere e integrare tutti, senza distinzione e senza lasciare fuori nessuno».

Camillo Ripamonti sj

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